Un «ritorno a casa»: Riccardo Muti, che questa sera, dopo dodici anni di assenza, torna a dirigere alla Scala, sul podio della «sua» Chicago Symphony Orchestra, definisce così l’emozione di questo momento storico. Lo dice, in un affollato, briosissimo incontro al Corriere della Sera, giovedì in Sala Buzzati, in dialogo con il direttore Luciano Fontana. Fair play, toni sfumati; alla Scala in fondo c’è già stato, in giugno, per la mostra a lui dedicata: «Non ho avvertito allora sensazioni particolari — confida —, sono salito sul palcoscenico come se l’avessi lasciato il giorno prima». Niente rancori, niente dispiaceri: «Se qualcuno vuole discutere del passato: i miei ricordi scaligeri artistici sono bellissimi, i ricordi umani possono essere discussi. C’è stata una rottura: all’estero non ne hanno capito le ragioni, sono state scritte tante cose sbagliate. Ma io racconterò tutto in un libro, da pubblicarsi dopo che me ne sarò andato, ho già il titolo: “Ed ora la verità “! Amo profondamente questo teatro. Toscanini si dimise tre volte, io torno con un’orchestra veramente fantastica».
Nei due concerti milanesi, Muti impagina programmi significativi, a partire da Contemplazione, rarità di Alfredo Catalani, compositore molto amato da Arturo Toscanini, di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita: «Attraverso Catalani voglio rendere omaggio a Toscanini e alla Scala, iniziando in punta di piedi, senza fuochi d’artificio. Poi seguono autori che mostrano l’orchestra nelle sue grandi possibilità tecniche ed espressive». Ecco infatti Don Juan di Strauss e la Sinfonia n. 4 di Ciajkovskij questa sera; Hindemith, Elgar e Musorgskij domani. «Siamo grati alla Scala di averci invitati, lo stato d’animo dei musicisti è pieno di entusiasmo».
E dopo questi due concerti con la Chicago Symphony? Tornerà ancora alla Scala? «Mica sono disoccupato», scherza il maestro, che elenca i suoi impegni, oltre che con l’Orchestra statunitense, anche con la «Cherubini», l’accademia per giovani direttori, Salisburgo e i Wiener. Un’opera alla Scala? Muti cita ancora Catalani: «Spero di poter fare La Wally, ma devo trovare gli interpreti, se uno mai volesse darla alla Scala sa che, senza interpreti strepitosi, La Wally non passa…».